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lunedì 22 ottobre 2018
giovedì 18 ottobre 2018
La madonna dei Sette Dolori sul palco del Papa
Il suo viso sofferente, rivolto verso il crocifisso la rende unica e bellissima. E’ la statua lignea di Maria Santissima dei Sette Dolori custodita nella seicentesca Chiesa dei SS Quaranta Martiri alla Guilla al Capo, scelta per stare sull’altare dove il Santo Padre celebrerà la messa. La Madonna, interamente scolpita in legno, tra le mani tiene stretto un fazzoletto di lino, indossa una veste viola ricamata in oro e un lungo manto di velluto nero, dono della regina Elena nel 1903.
Nella icona che vede Maria, ritta ai piedi della Croce, con il cuore trafitto da sette spade, simboli dei sette momenti dolorosi che nelle sacre scritture vengono a Lei riferiti, viene ricordato e celebrato il ruolo da Lei assunto, per sempre, nella storia della Salvezza del genere umano.
La devozione a Maria Addolorata segnata dalla profezia di Simeone, dalla fuga in Egitto, dallo smarrimento di Gesù, da Gesù compianto lungo la Via Crucis, dalla Crocifissione del Figlio, dalla sua deposizione della Croce e dalla sua sepoltura, affonda le sue origini nel medioevo. Essa fu approvata per l’Ordine dei servi di Maria, sette i padri fondatori, nel 1667.(Ing. M. Micalizzi)
Nella icona che vede Maria, ritta ai piedi della Croce, con il cuore trafitto da sette spade, simboli dei sette momenti dolorosi che nelle sacre scritture vengono a Lei riferiti, viene ricordato e celebrato il ruolo da Lei assunto, per sempre, nella storia della Salvezza del genere umano.
La devozione a Maria Addolorata segnata dalla profezia di Simeone, dalla fuga in Egitto, dallo smarrimento di Gesù, da Gesù compianto lungo la Via Crucis, dalla Crocifissione del Figlio, dalla sua deposizione della Croce e dalla sua sepoltura, affonda le sue origini nel medioevo. Essa fu approvata per l’Ordine dei servi di Maria, sette i padri fondatori, nel 1667.(Ing. M. Micalizzi)
MARGHERITA E ELENA DI SAVOIA A PALERMO
La devozione per la figura della Madre Addolorata del Cristo a Palermo si traduce con la presenza di moltissime confraternite con le proprie tradizioni, processioni, simulacri e quartieri di appartenenza. Sono ben 14 le processioni dell'Addolorata e dell'urna con il Cristo morto durante il venerdì santo ma tra le principali sono sicuramente degne di nota quelle svolte nel centro storico dalle confraternite dei Cocchieri, di Maria SS. Addolorata della Soledad e quella dei Cassari. Ogni simulacro della Vergine ha le sue peculiarità e i suoi colori ma tutti sono riccamente ornati di argenti e tessuti preziosi donati dalle potenti famiglie aristocratiche del tempo e anche direttamente dalle case reali, come il famosissimo manto dato in dono nel 1895 dalla Regina Margherita di Savoia che ancora oggi indossa la statua della Soledad, che è inoltre il più antico simulacro dell'Addolorata in città, custodita dall'omonima confraternita fondata direttamente dal regime spagnolo nel 1590 che importò anche la stessa statua della madonna dalla Spagna e per la quale costruì una grandiosa cappella in marmo che ancora oggi esiste nelle vicinanze del Palazzo dei Normanni. (Ing. M. Micalizzi)
mercoledì 17 ottobre 2018
domenica 7 ottobre 2018
La battaglia di Lepanto
Sono passati oltre 4 secoli dalla mattina del
7 ottobre 1571 quando la flotta della Lega Santa cattolica e quella dell’impero
ottomano si scontrarono nei pressi delle isole Curzolari, più precisamente nel
Golfo di Patrasso in quella che è passata alla storia come Battaglia di
Lepanto.
Per entrambi i contendenti lo scontro aveva importantissimi caratteri simbolici ma soprattutto strategici e politici. Per i cristiani era l'opportunità di fermare la talassocrazia dell'impero ottomano che dopo anni di espansione aggressiva aveva conquistato le basi cristiane, più propriamente di Venezia, nel mar Ionio ed Egeo e nel 1522 l’isola di Rodi, sottraendola all’Ordine di San Giovanni.
Nel 1565 i turchi assediarono l’isola di
Malta, divenuta la nuova sede dell’Ordine.
L’assedio non sortì effetto grazie all'eroica resistenza dei Cavalieri giovanniti:
la piccola flotta del Ducato di Savoia al comando di Andrea Provana di Leynì
organizzò con successo una spedizione anfibia per aiutare gli assediati di
Malta, che prende il nome di “piccolo
soccorso”, sbarcando nell’isola truppe e rifornimenti.
La vittoriosa resistenza di Malta fu un
motivo d’incoraggiamento per la riscossa cristiana, ma anche un campanello di
allarme. Altri fattori resero però possibile la grande giornata di Lepanto, fra
i quali, decisiva fu l'azione del domenicano Papa Pio V - canonizzato nel 1712
- che con opera energica, ostinata e paziente riuscì a coalizzare le Potenze
cattoliche contro lo strapotere marittimo turco. Per opera di questo Pontefice
nacque così il 20 maggio 1571 la “Lega Santa” : le forze navali degli Stati
partecipanti si riunirono finalmente a Messina sotto il comando di don Giovanni
d’Austria, fratello illegittimo di Filippo II di Spagna, preferito ad Emanuele
Filiberto di Savoia, il cui nome era stato suggerito dal Papa.
Partecipavano alla Lega le forze navali di
Spagna (comprendenti anche il Regno di Napoli, Sicilia e Sardegna), della Repubblica
di Venezia, dello Stato Pontificio,
dell’Ordine di San Giovanni e del Ducato di Savoia presente
con tre galere: la Capitana di Savoia
al comando di Domenico Costantino e sulla quale alzava l’insegna l’Ammiraglio
Andrea Provana di Leynì, la Margarita al comando di Giovanni
Battaglino e la Piemontesa comandata
da Ottaviano Moretto che perì nello scontro. Secondo la tradizione la Capitana di Savoia portava a riva uno
stendardo quadrato, bianco con un grande sole nel mezzo da cui si diramavano
raggi di porpora e oro, al centro del sole campeggiava l’immagine della Madonna
che presentava la S. Sindone sorretta dagli angeli. Lungo i lati del sacro
vessillo correva la scritta “Protector
noster aspice Deus et respice in faciem” (Dio nostro protettore guardaci e
proteggici), tale stendardo è conservato nella Cappella del Rosario della splendida
Chiesa gotica di S. Domenico in Torino. Tanti gentiluomini, il fiore della nobiltà piemontese, presero parte alla grande impresa e molti di loro vi perirono. Tra essi ricordiamo don Francesco di Savoia-Racconigi, discendente del ramo di Acaia, il conte Chiaberto Piossasco di Scalenghe, Cesare Provana di Leyni, il Cavaliere di san Vitale, il capitano Badat di Nizza e Antonio Grimaldi di Castelnuovo.
Certo la piccola flottiglia sabauda era oggettivamente ben poca cosa in una squadra composta da oltre 185 unità, ma per le doti di combattività e valore dimostrate e riconosciute agli equipaggi e al suo comandante già ai tempi del Grande Assedio di Malta fu deciso che la Capitana di Savoia fosse posta in un settore cruciale per le sorti della battaglia: al centro dello schieramento della cosiddetta “squadra azzurra” e quindi dell’intero dispositivo che comprendeva la Reale di Spagna con Don Giovanni d’Austria con a diritta la capitana pontificia con Marcantonio Colonna, a sinistra la capitana di Venezia con Sebastiano Veniero e subito dopo la Capitana del Conte di Leynì. Essere posti tra le navi ammiraglie, a loro protezione, era grande segno di stima e considerazione delle virtù militari del Provana, anche se il compito affidatogli di supporto e protezione era apparentemente più da fido subalterno che da consocio. Anche oggi accade lo stesso in un dispositivo navale alleato dove i compiti secondari ma più difficili vengono affidati all’alleato con un contingente più piccolo ma più efficiente. Il comportamento del Provana, ancorché ferito alla testa da una archibugiata, fu abile ed audace e servì a bloccare l’assalto di una capitana turca diretta contro lo schieramento del Colonna e a rintuzzare i successivi assalti al centro dello schieramento contro le navi ammiraglie cristiane.
Certo la piccola flottiglia sabauda era oggettivamente ben poca cosa in una squadra composta da oltre 185 unità, ma per le doti di combattività e valore dimostrate e riconosciute agli equipaggi e al suo comandante già ai tempi del Grande Assedio di Malta fu deciso che la Capitana di Savoia fosse posta in un settore cruciale per le sorti della battaglia: al centro dello schieramento della cosiddetta “squadra azzurra” e quindi dell’intero dispositivo che comprendeva la Reale di Spagna con Don Giovanni d’Austria con a diritta la capitana pontificia con Marcantonio Colonna, a sinistra la capitana di Venezia con Sebastiano Veniero e subito dopo la Capitana del Conte di Leynì. Essere posti tra le navi ammiraglie, a loro protezione, era grande segno di stima e considerazione delle virtù militari del Provana, anche se il compito affidatogli di supporto e protezione era apparentemente più da fido subalterno che da consocio. Anche oggi accade lo stesso in un dispositivo navale alleato dove i compiti secondari ma più difficili vengono affidati all’alleato con un contingente più piccolo ma più efficiente. Il comportamento del Provana, ancorché ferito alla testa da una archibugiata, fu abile ed audace e servì a bloccare l’assalto di una capitana turca diretta contro lo schieramento del Colonna e a rintuzzare i successivi assalti al centro dello schieramento contro le navi ammiraglie cristiane.
La giornata di Lepanto si concluse con la completa disfatta ottomana e
da quel momento iniziò il lento ma inesorabile declino dell’Impero dei sultani.
La Chiesa Cattolica a ricordo di quella memorabile vittoria istituì il 7 ottobre
la festa del S. Rosario e la commemorazione di S. Maria della Vittoria.
La partecipazione del Provana alle imprese di Malta durante il Grande
Assedio del 1565 e la bella prova data dai suoi equipaggi alla Battaglia di
Lepanto segna la nascita e la crescita della Marina Sabauda, passo importante e
lungimirante per uno Stato che finora aveva perseguito principalmente obiettivi
continentali. L’anno dopo Lepanto con la Bolla di Papa Gregorio XIII nasceva l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e le
unità navali che avevano preso parte all’epica battaglia furono messe a
disposizione dei Cavalieri del neocostituito Ordine.
Le sconfitte ottomane subite a Malta e a Lepanto arginarono decisamente
l’espansionismo turco nell’Europa occidentale e il merito non è tanto dei “cristiani” come genericamente si afferma
ma solamente dei “cattolici”; furono
unicamente le potenze degli Stati cattolici (Spagna, Austria, Venezia, Ducato
di Savoia, Ordine di San Giovanni, Polonia etc) sotto la guida dei Romani
Pontefici a impegnarsi affinché l’Europa intera non divenisse un protettorato
del Gran Turco e le radici cristiane sopravvivessero sino a noi e ciò
nell’indifferenza colpevole degli stati protestanti o peggio nell’ambigua
politica dei Re di Francia.
lunedì 1 ottobre 2018
Capitolo Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia - Roma: 29/30 Settembre 2018
IL CAPITOLO DEGLI
ORDINI DINASTICI DELLA REAL CASA DI SAVOIA
Si è celebrato
in Roma l’annuale Capitolo degli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia.
Il venerdì 28
settembre presso l’Aula Pio XI dell’Università Lateranense si è svolta l’assise
plenaria dei delegati alla presenza del Gran Maestro, S.A.R. Vittorio Emanuele, e del Presidente
del Consiglio degli Ordini, S.A.R. il Principe Emanuele Filiberto di Savoia, del
Gran Cancelliere, S.E. Johannes Niederhauser, Cavaliere dell’Ordine Supremo
della SS.Annunziata e dei componenti della Giunta: dalle relazioni è emersa la
qualità e la quantità delle attività assistenziali e culturali promosse dagli
Ordini nel corso dell’anno in Italia, in Europa, negli Stati Uniti e
nell’America latina: il delegato per il Piemonte, cav.gr. cr. Carlo Buffa di
Perrero ha reso nota l’avvenuta concessione in comodato della basilica di San
Maurizio e Lazzaro in Torino da parte della Fondazione Mauriziana.
Il 30 settembre ha
avuto luogo la rimessa protocollare dei diplomi e delle decorazioni dell’Ordine
al Merito di Savoia e dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro presso l’aula
magna dell’Università Lateranense: preceduto dal Suo stendardo e al suono della
“Marcia Reale” ha fatto il Suo ingresso il Gran Maestro, accompagnato dalle
LLAARR il Principe di Piemonte e Venezia
e il Principe Sergio di Jugoslavia, dalle LLEE il Gran Cancelliere e il Gran
Priore, Mons. Paolo de Nicolò, salutato
dalle oltre 1000 persone intervenute fra
insigniti e ospiti: hanno assistito alla cerimonia LLAARR la Principessa Maria
Pia di Savoia e la Principessa di Piemonte e Venezia Clotilde di Savoia.
Fra i
riconoscimenti concessi ha avuto particolare apprezzamento quello della “medaglia
di benemerenza mauriziana in oro” all’Istituto del Nastro fra Decorati al Valor
Militare per la preziosa azione disimpegnata in occasione del 100° della Grande
Guerra. Al termine della rimessa, il Principe Emanuele Filiberto ha illustrato
le iniziative adottate a favore di istituzioni ed enti assistenziali e
religiosi e fra di essi il Poliambulatorio della Croce Rosa di Rivarolo a
sostegno dei cittadini di Genova, colpiti dal crollo del ponte “Morandi”. Nella suggestiva cornice di Palazzo Colonna si
è svolta infine la serata di gala, il cui ricavato è stato destinato ad
interventi nella zona di Ascoli Piceno colpita dal recente sisma.
Domenica 30
settembre nella Basilica di San Giovanni
in Laterano il Gran Priore, assistito da numerosi sacerdoti insigniti in abito
corale, alla presenza della Famiglia Reale, ha officiato la Santa Messa
solenne, conclusasi con la benedizione impartita da S.E. Mons. Paolo De Nicolò
con le reliquie del Legionario Tebeo Maurizio.
Con il Delegato
hanno preso parte al Capitolo il vice Delegato e Vicario per Palermo, gr.uff.
amm. Giuseppe Siragusa, il Vicario per Messina, comm. don Andrea Di Paola, il
vicario per Catania, comm. avv. Giovanni Vanadia, assieme a numerosi insigniti
di Sicilia.
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