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19 Dicembre 2021





11 Dicembre 2021



18 novembre 2021



Jacopo Lorenzini, L’elmo di Scipio. Storie del Risorgimento in uniforme, Salerno Editrice, 
Firenze, 2019, pag. 388
Con impianto scientifico, ma stile divulgativo l’autore presenta le biografie di tre figure di primo piano del mondo militare dell’età risorgimentale: Giuseppe Salvatore Pianell (Palermo 1818 – Verona 1892), Enrico Cosenz ( Gaeta 1820 – Roma 1898), Cesare Ricotti Magnani ( 1822-1917 Novara). Dopo aver ricostruito il contesto socio-familiare di provenienza dei tre, formatisi i primi due alla Nunziatella di Napoli e il terzo alla Real Accademia di Torino, si giunge al 1848 che costituirà per loro con l’esperienza combattuta sul campo il punto di svolta epocale. Se Pianell, impegnatosi nella riconquista della Sicilia, rimane ancora fedele al regime borbonico, di cui avverte sempre più il disfacimento, Cosenz, distintosi nella difesa di Venezia, dopo una prima fase mazziniana, è con Garibaldi nel 1859 e nel 1860 scegliendo l’opzione unitaria sabauda , nel cui alveo Ricotti Magnani si afferma in occasione della guerra di Crimea e della 2 guerra di indipendenza: nel 1861 vestiranno tutti l’uniforme del Regno d’Italia. Le loro vicende sintetizzano “il successo dell’unificazione militare e della costruzione di un esercito nazionale” (Pinto). Ricotti Magnani sarò autore della riforma militare che forgerà la nuova armata italiana, Cosenz diverrà il primo Capo di Stato Maggiore dell’esercito, Pianell concluderà la sua carriera da comandante delle truppe nel nord Italia.



4 Novembre 2021




31 Ottobre




6 Ottobre


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16 Luglio

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19 Giugno

Il sacello del Milite Ignoto nel centenario della deposizione 

Luigi Mazza
Edizioni Esperidi, pag. 286, euro 18.00
Nell’approssimarsi della data del Centenario della Traslazione del Milite Ignoto, che culminerà a Roma il prossimo 4 novembre, il saggio di Luigi Mazza, impreziosito dalla prefazione di S.A.R. Vittorio Emanuele di Savoia e da quella del Presidente dell’Istituto Nazionale della Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon il C.V. Ugo d’Atri, giunge innanzitutto puntuale a ripercorrere le tappe più significative lo spirito di una Nazione fatta nel fango delle trincee per quarantuno lunghi mesi.
Al riguardo l’autore, socio dell’INGORTP e comm. OSML, non si risparmia di certosino lavoro d’archivio per arricchire il lettore con numerose fonti di natura storica riguardanti tutto il periodo che va dal Terremoto di Messina (1908) fino alla Celebrazione della prima Giornata del Milite Ignoto (1921).
Di particolare interesse risulta poi l’approfondimento che Mazza offre sul lungo elenco di Sacrari militari, dei quali si ripercorre la storia, e sugli aspetti più liturgici del periodo del conflitto rappresentati in primis dalle Messe al campo.
Sul finire del volume, notevole risulta essere il sensibile sforzo dell’autore nel soffermarsi sui conflitti attualmente in corso, lasciando trasparire in filigrana una riflessione sull’importanza del passato secondo l’antico adagio Historia magistra vitae.

Per acquistare il volume scrivere a mazza-luigi@libero.it





9 Giugno 

Crisi col Marocco: la Spagna conta su Filippo VI

(da Point de Vue 21 maggio 2021; Trad. D Truscello)

Dall’impasse diplomatica con il Marocco, il governo spagnolo gioca la sua ultima carta: Filippo VI, conosciuto per le sue qualità di mediatore. Mentre celebrerà il 19 giugno prossimo i suoi sette anni di regno, il re di Spagna non sarà stato risparmiato dalla crisi…

Dopo una settimana si alzano i toni tra Marocco e Spagna in merito al Sahara Occidentale, l’antica colonia spagnola sotto il controllo del Marocco a partire dalla Marcia Verde del 1975. L’accoglienza, in Spagna, di Brahim Ghali, capo dell’organizzazione Polisario, che rivendica l’indipendenza della regione, ha scatenato l’ira di Rabat.

Per rappresaglia, il reame poliziesco aveva allentato i controlli alle frontiere delle enclaves spagnole di Ceuta e Melilla, incitando migliaia di Marocchini indigenti e gravemente colpiti dalla crisi ad approfittare entrando in un piccolo pezzo d’Europa. Una tragica situazione umanitaria che è già costata la vita a un migrante.

In questo contesto, di concerto con il governo di Pedro Sanchez, Filippo VI opera dietro le quinte per un’uscita dall’escalation, definita dalla stampa spagnola “d’intimidazione”.

I rapporti personali che uniscono le rispettive famiglie reali offrono a Madrid una leva supplementare, anche se l’amicizia dei re Felipe VI e Mohammed VI non è quella di Juan Carlos e Hassan II.

Sebbene antica e cordiale, l’amicizia tra gli attuali sovrani si è deteriorata al ritmo delle tensioni tra i loro rispettivi governi. Per sei volte Rabat ha annullato la visita di Stato dei sovrani spagnoli in Marocco, a volte all’ultimo momento. Tante frustrazione a cui si aggiungono gli incidenti diplomatici come quello del giorno in cui la Marina Spagnola ha arrestato il re del Marocco mentre era su una moto d’acqua non registrata nelle acque spagnole, scambiandolo per un narcotrafficante.

Felipe contro ogni previsione…

L’esperienza di Filippo VI è comunque una risorsa per la diplomazia spagnola. In solamente 7 anni di regno il re incarna la stabilità e l’unità della Spagna, malgrado una successione di crisi: dagli scandali finanziari di suo padre alle rivendicazioni indipendentiste catalane, dall’arrivo al potere del partito repubblicano Podemos alla pandemia mondiale.

Segnato dal sangue freddo di suo padre dopo il tentativo del colpo di Stato del 23 febbraio 1981 - Juan Carlos lo tenne sveglio tutta la notte dicendogli “guarda ciò che significa essere re” – Filippo VI si posiziona come un garante della stabilità istituzionale e dell’ordine democratico. E’ forse per i ricordi del 1981 che interviene alla televisione all’indomani del referendum catalano del 1 ottobre 2017 per richiamare all’unità della Spagna o quando egli stesso facilita il dialogo tra le parti mentre il parlamento non è mai stato così diviso. Una roccia nella tempesta e una reputazione solida a livello internazionale. Delle qualità indispensabili per tornare rapidamente alla crisi col Marocco


17 Aprile




17 Aprile

COLLABORAZIONE SCIENTIFICA TRA UNIVERSITÀ PER RICERCA SU PIO XII
07-04-2021 19:34 - Vaticano

                         
GD - Città del vaticano, 7 apr. 21 - Decolla il primo rilevante progetto internazionale di ricerca scientifica tra atenei su Pio XII. L'accordo di collaborazione riguarda l'Università Cattolica del Sacro Cuore, la Pontificia Università Gregoriana, l'Universidad de Navarra e l'Universidade Católica Portuguesa
Dopo l’apertura degli archivi vaticani per gli anni del pontificato di Pio XII (2 marzo 2020) l’Università Cattolica del Sacro Cuore, la Pontificia Università Gregoriana, l’Universidad de Navarra e l’Universidade Católica Portuguesa hanno infatti avviato un rapporto quadriennale di collaborazione scientifica per la realizzazione di un progetto di ricerca sul tema “Occidentes. Horizons and Projects of Civilization in the Church of Pius XII” (“Occidentes. Orizzonti e progetti di civiltà nella Chiesa di Pio XII”).

Il pontificato di Pio XII rappresenta infatti un periodo storico cruciale per l’evoluzione dell’idea di “Occidente” e del suo rapporto con la Chiesa e il cattolicesimo. L’ampiezza delle fonti edite e inedite attualmente disponibili agli studiosi suggerisce inoltre l’opportunità di sviluppare la ricerca su temi di così ampia portata facendo rete tra istituzioni accademiche riconosciute nel panorama internazionale che, nel quadro di una collaborazione stabile e nel rispetto della più ampia libertà di ricerca scientifica, possano condividere e integrare le rispettive competenze per aprire itinerari di studio originali e interdisciplinari.

Nell’arco di quattro anni il progetto – il cui coordinamento scientifico è affidato ai professori Paolo Valvo, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; don Roberto Regoli, della Pontificia Università Gregoriana; Pablo Pérez López, dell’Universidad de Navarra; Paulo Fernando de Oliveira Fontes, della Universidade Católica Portuguesa – si concentrerà su quattro ambiti di studio: 1) La Santa Sede e l’Occidente nell’ordine mondiale postbellico; 2) Civilizzazione, inculturazione, indigenismo. Ai confini dell’Occidente; 3) Chiesa, cattolici e democrazia: esperienze a confronto; 4) Guidare lo sviluppo. I cattolici e la modernizzazione socioeconomica.

«L’idea di “Occidente” è stata oggetto, fin dall’antichità, delle più diverse interpretazioni, che hanno tentato di definirne estensione e limiti, in un crescendo di complessità soprattutto a partire dalla scoperta del Nuovo Mondo americano», ha osservato Paolo Valvo, docente di Storia della civiltà e della cultura europea all’Università Cattolica.
«All’inizio del ’900 il ricorso sempre più frequente al concetto di “Occidente” è stato funzionale a legittimare l’ideale passaggio di testimone dall’Europa agli Stati Uniti come guida morale di quello che per comodità si può chiamare “mondo occidentale”, mentre all’indomani della Seconda guerra mondiale i processi di interconnessione economica, politica, culturale e sociale, che hanno attraversato quello stesso mondo, hanno contribuito a plasmare un’idea di Occidente come entità organica, animata dai medesimi valori di fondo, alimentando un immaginario che è andato rafforzandosi nei decenni della Guerra Fredda», ha aggiunto.
In discontinuità con questa visione omologante, la Chiesa cattolica nelle sue varie articolazioni si è contraddistinta, durante il pontificato di papa Pacelli, per una significativa pluralità di approcci, in Europa come nelle Americhe, contribuendo a mantenere viva la dialettica tra idee e modelli differenti di “Occidente”.
«La possibilità di accedere agli archivi vaticani per gli anni del pontificato di Pio XII offre un’occasione preziosa per studiare un periodo storico cruciale per l’evoluzione dell’idea stessa di “Occidente” e del suo rapporto con la Chiesa e il cattolicesimo», afferma don . «Gli anni del pontificato di Pio XII (1939-1958) appaiono infatti rilevanti per l’elaborazione, da parte del mondo cattolico, e in particolare della Santa Sede, di un approccio peculiare alla realtà sociopolitica internazionale, a cominciare dal contesto europeo, dove il confronto tra le diverse idee di Occidente risente particolarmente delle lacerazioni prodotte dal Secondo conflitto mondiale».

https://www.giornalediplomatico.it/collaborazione-scientifica-tra-universita-per-ricerca-su-pio-xii.htm


29 Marzo 2021



Opere ospedaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e 
Lazzaro

24 Marzo 2021

Torino Storia - Marzo 2021




12 Febbraio 2021

Riceviamo e pubblichiamo da parte dell'Ing. DOMENICO GIGLIO,
PRESIDENTE DEL CIRCOLO REX

GAETA SI ARRENDE : LA FINE DI UN REGNO

Il 13 febbraio 1861 , dopo un assedio iniziato dalle truppe italiane il 5 novembre , la fortezza di Gaeta , ritenendo , giustamente , il comando borbonico, ormai inutile ogni ulteriore resistenza , che avrebbe provocato solo nuovi lutti , si arrendeva e l’indomani , 14 febbraio, Francesco II con Maria Sofia ,e la famiglia, si imbarcavano sulla corvetta “La Mouette”, messa a loro disposizione, da Napoleone III , per raggiungere Terracina e da lì Roma . Il generale Cialdini , comandante delle truppe italiane poteva prendere possesso della città, dalla quale uscivano, incolonnati , con l’onore delle armi, le truppe borboniche,con alla testa i loro generali, ai quali Cialdini ed il Principe Eugenio di Savoia, Luogotenente del Re,rivolgevano parole di meritato encomio per la difesa da loro,per mesi, sostenuta in Gaeta. Il Cialdini, che il Re Vittorio Emanuele avrebbe insignito del titolo di Duca di Gaeta , poi volle che il successivo 17 febbraio venisse celebrato sull’istmo una messa funebre per invocare pace all’anima degli estinti di entrambe le parti, rivolgendo alle truppe un ordine del giorno, di cui riproduciamo la seconda parte per la nobiltà di sentimenti ivi espressa :

“Soldati,

noi combattemmo contro italiani , e fu questo necessario ma doloroso ufficio ; perciò non potrei invitarvi a manifestazioni di gioia , non potrei invitarvi agli insultanti tripudi del vincitore .Stimo più degno di voi e di me il radunarvi sotto le mura di Gaeta , dove verrà celebrata una gran messa funebre . Là pregheremo pace ai prodi , che durante questo memorabile assedio perirono combattendo tanto nelle nostre linee , quanto sui baluardi nemici . La morte copre di un mesto velo le discordie umane , e gli estinti sono tutti eguali agli occhi dei generosi .Le ire nostre d’altronde non possono sopravvivere alla pugna . Il soldato di Vittorio Emanuele combatte e perdona”

Questo 13 febbraio ricorre perciò il centosessantesimo anniversario di questo storico evento che sanciva la fine del regno borbonico e poteva così consentire a Cavour , un mese dopo , di poter presentare al Parlamento , ancora subalpino il disegno di legge , di un solo articolo che proclamava Vittorio Emanuele II, Re d’Italia. 





21 Gennaio 2021

AFFERMAZIONI SENZA PROVE E SENSA SENSO 

Si diceva e si sperava che il tempo avrebbe sopito le passioni e favorito un più sereno giudizio storico , ma questo non sta avvenendo in Italia e particolarmente nei confronti di Vittorio Emanuele III, che oggi  è fatto oggetto , particolarmente per le leggi razziali , di accuse che non gli erano state rivolte nel pur drammatico periodo 1944-1947 , data della Sua morte. Ora , oltre a queste , vi sono stati recentemente , in una trasmissione televisiva ed in un articolo di giornale , due nuovi attacchi sui quali è necessario soffermarci. 

La prima è in una puntata ,mesi or sono , di una nota trasmissione giornaliera televisiva , dedicata alla storia ed in onda su più canali, avente per argomento l’8 settembre 1943,”Un esercito allo sbando”, quando , al termine della stessa , il conduttore , e non più lo storico invitato , esprimendo un giudizio complessivo sull’evento , ha accusato il Re ,di essersi preoccupato , prima di lasciare Roma la mattina del 9 , dei gioielli della Corona e di aver riempito di masserizie ed oggetti d’arte 40 vagoni ferroviari , senza dare ulteriori spiegazioni e precisare maggiormente il contenuto ,la sua provenienza e la sua destinazione. Ora nel caso dei gioielli è notorio che gli stessi furono nascosti nel caveau della Banca d’Italia , dove ancora si trovano perché il nuovo Re Umberto II , così volle lasciarli , partendo per l’esilio , malgrado si trattasse di gioielli della famiglia , che , come disse anche Einaudi , avrebbe potuto  portare con se, ma per i 40 vagoni non si trova traccia della notizia in nessun libro , memoriale , diario , articolo , né il conduttore ha mai risposto ad una domanda di chiarimenti ,formulata via email , da un teleutente .Ora ragioniamo pacatamente : non si caricano 40 vagoni in un giorno , ma nemmeno in una settimana .Qual’è la provenienza degli oggetti ? Tutta l’operazione nascosta e segreta , con decine di ferrovieri o altri addetti che dovevano parteciparvi ? quale il percorso da compiere mentre gli angloamericani bombardavano tutte le linee ferroviarie e le stazioni, come nel caso di Roma , il 19 luglio e il 13 agosto 1943 ? si pensa poi alla lunghezza di un simile treno ,circa 400 metri , che avrebbe intasato le linee ferroviarie già sature ? e poi dove scaricarli? Tenerli per mesi su un binario morto dove ? chi doveva o poteva proteggerli ? se fossero diretti in Svizzera la stampa locale avrebbe taciuto ! Il tutto è talmente assurdo che mi meraviglia che nessun altro abbia chiesto spiegazioni o protestato o dobbiamo amaramente constatare che la propaganda antisabauda è riuscita a far credere , attribuire ed a diffondere qualsiasi nefandezza, o colpa particolarmente a Vittorio Emanuele III ? Oppure vi è solo ignoranza o preconcetto ? 

A questa ipotesi si collega l’altro episodio dove un diverso giornalista, di un grande quotidiano nazionale , parlando proprio del già citato bombardamento americano di Roma della mattina del 19 luglio 1943, arriva ad affermare che il Re si guardò bene dal visitare le località bombardate ,San Lorenzo e Tiburtino , quasi attribuendoGli una congenita viltà , quando nel libro del generale Puntoni , primo aiutante di campo di Vittorio Emanuele III , “ Parla Vittorio Emanuele III” ( editore “Il Mulino” -1993 pagg.140-141) , e riproducente il diario giornaliero tenuto dal suddetto generale , è chiaramente scritto che il 19 luglio , alle ore 15 , il Re si era mosso in automobile da Villa Savoia per visitare i quartieri e gli aeroporti colpiti. Ebbene questa citazione e testimonianza non è servita per una doverosa rettifica per cui si è cercata altra conferma nella stampa dell’epoca , e nel caso specifico nel “Il Messaggero” , essendo lo stesso l ‘unico giornale romano che fosse in vita allora ed ancora oggi . La ricerca ha avuto esito positivo per cui dai numeri del giornale di quei giorni , 20 e 21 luglio abbiamo l’ulteriore testimonianza che il Re si affrettò a visitare i luoghi bombardati , destinando ben un milione di lire , sue personali , a favore dei danneggiati , mentre la Regina Elena si recava negli ospedali dove erano ricoverati i numerosi feriti e si precisa che anche la Principessa di Piemonte si era recata nei quartieri bombardati e di questa visita esistono diverse testimonianze fotografiche. Egualmente il Re visitò le zone bombardate anche dopo il successivo attacco aereo del 13 agosto , vedi “Il Messaggero” del 15 agosto, bombardamento avvenuto a fascismo ormai caduto , per cui questo secondo attacco aereo  assunse un carattere di inqualificabile pressione,( con altro sangue italiano) , sul nuovo governo, che proprio in quel giorni aveva iniziato dei contatti per giungere ad un armistizio ed aveva anche proclamato Roma “Città aperta”. E sempre “Il Messaggero” del 18 agosto , ricorda anche una visita, in quei giorni , del Re a Terni , vittima di altro bombardamento, lasciando anche in questo caso un contributo personale di 200.000 lire, a conferma che il Re, come dalla tradizione della sua Casa , era sempre il primo a recarsi dove fosse stato colpito il suo popolo , anche per eventi naturali come i due tremendi terremoti di Messina nel 1908 e della Marsica nel 1915, ed ancora il 23 aprile 1944 , nelle zone colpite dalla ultima tremenda eruzione del Vesuvio ,con imponenti torrenti di lava , che stavano per raggiungere Torre Annunziata ! Infine un altro accenno alla visita del Re ai quartieri bombardati il 19 luglio , è contenuta brevemente (pag.72 e 73) in un interessantissimo libro di memorie della scrittrice Jò di Benigno , consorte di un generale del Regio Esercito , Olmi , e segretaria del Ministro della Guerra , Sorice ,intitolato “Occasioni mancate -Roma in un diario segreto 1943-1944” , ricchissimo di tante altre notizie di quel periodo romano , edito da S.E.I. – Roma-1945 , libro da tentare di trovare su Internet e che penso non abbiano mai letto gli autori delle due false notizie . Oggi infatti si ignorano o si dimenticano libri scritti da testimoni dell’epoca che vivevano quei giorni e quelle ore , come “Roma 1943” , questo edito da Miglioresi, in Roma , nel 1945 ,opera di un giornalista, saggista e scrittore del livello ineguagliabile di un Paolo Monelli ! 

Perché diffamazione ? Perché affermazioni senza prove e senza senso ? Qui non si tratta di un diverso parere storico o politico sull’operato del Sovrano , che potremmo controbattere e non condividere , ma di due precise accuse senza alcuna prova, una di avere anteposto i personali interessi economici a quelli  nazionali , la seconda di vigliaccheria e questo quando ci si dimentica nel primo caso la successiva donazione allo Stato Italiano , fatta da Vittorio Emanuele , partendo per l’esilio , della sua collezione di monete il cui valore era ed è superiore a quanto il Re aveva ricevuto con la sua Lista Civile nel corso del suo Regno , e quando , nel secondo caso , si ignora la figura del Re “soldato”, che per tutta la durata della Grande Guerra era stato vicino fisicamente ai suoi soldati , non nelle retrovie , ma nelle stesse prime linee di cui ci sono anche qui precise e documentate testimonianze ,come pure fece anche nel maggio 1944 , il 18 e 23 , recandosi al Comando del nostro Corpo Italiano di Liberazione e poi nella zona di Cassino , mentre ancora era in corso la battaglia finale per la liberazione di Roma. Non dimentichiamo queste precisazioni , smentiamo ove possibile queste assurde accuse e replichiamo , documenti alla mano, , a chi le rinnovasse.I 40 vagoni non sono esistiti ed il RE è stato sempre vicino al suo popolo! 

Domenico Giglio



14 Gennaio 2021


Per acquistare il libro, visitare la pagina del link:




9 Gennaio 2021


« l’amor che move il sole e l’altre stelle »
Ultimo verso del canto XXXIII del Paradiso



Lorenzo di Pier Francesco de’ Medici, cugino di Lorenzo il Magnifico e a sua volta mecenate illuminato, commissiona a Sandro Botticelli di illustrare La Divina Commedia di Dante Alighieri alla fine del 1400. L’artista fiorentino, affascinato dalla bellezza misteriosa del poema di Dante, consacra vari anni della sua vita a quest’opera monumentale.
I disegni sono incisioni su pergamena, ripassate a inchiostro e in parte colorate, e confermano il lungo percorso durante il quale Botticelli è riuscito a far propri i canti dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso. Così uno dei più grandi artisti del Rinascimento italiano mette il suo genio al servizio del capolavoro dell’umanesimo cristiano. Scritta tra il 1307 e il 1321, la Commedia rappresenta l’umanità in cerca della felicità sulla terra e della salvezza nell’altro mondo.

29 Novembre 2020




20 Novembre




19 Ottobre 2020




1 Ottobre 2020

Chiesa parrocchiale di Sant'Antonio Abate a Palermo




5 Settembre 2020

Andare per regge e residenze (Formato cartaceo o elettronico)
 
Storia degli Stati sabaudi (1416-1848)




24 Agosto 2020


16 Luglio 2020




4 Luglio 2020
Articolo

Editore


25 Maggio 2020


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16 Maggio 2020



7 Maggio 2020

Archivio storico dell'Ordine Mauriziano


4 Maggio 2020



30 Aprile 2020

Il confratello comm. Angelo Calì ci segnala che Gaetano Faranda ha reso pubblici questi preziosi documenti storici. Si evince il decreto Reale di Sua Maestà il Re Umberto I che costituisce il Comune di Catenanuova in sezione elettorale autonoma.









27 Aprile 2020


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Articolo su La Stampa del 15 Aprile 2020

I SAVOIA SUGLI ALTARI
VENERABILI, BEATI, SANTI, UN ANTIPAPA E ALTRI TESTIMONI DELLA FEDE
di Lorenzo Bortolin
I Savoia sono la dinastia che ha regnato più a lungo in Europa: dieci secoli, dal conte Umberto I detto Biancamano, il capostipite, nato attorno al 980, ad Umberto II, ultimo re d’Italia nel 1946. Sono anche il Casato con il santorale più numeroso: comprese tre donne diventate Savoia per matrimonio, ci sono due santi, sette beati, tre venerabili e due serve di Dio, riconosciuti dalla Chiesa. Oltre a loro ci sono una marchesa impropriamente considerata beata, un duca diventato antipapa e una ventina di Savoia, alcuni vissuti nel secolo scorso, che sarebbero morti «in concetto di santità», ma dei quali non è stato avviato il processo di canonizzazione. Uomini e donne che oggi qualcuno definisce cristiani esemplari o testimoni della fede, e quindi meritevoli di segnalazione.
Senza esprimere giudizi sul Casato, né dimenticare che qualche riconoscimento ecclesiale è stato dato anche per opportunità politica, queste pagine intendono soprattutto sottolineare che si può essere cristiani esemplari in tutti gli ambienti. Regge comprese.


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Video tridimensionale del luogo della risurrezione di Lazzaro






Ten. Cesare Artoni (M.A.V.M)

Un eroe augustano

Cesare Artoni, nativo di Augusta, classe 1910 figlio di un Ufficiale del Regio Esercito partecipa come volontario alla Guerra Civile di Spagna nella Prima Divisione Volontari del Littorio quale Sottotenente comandante del plotone mitraglieri e il 20 marzo 1938 è impegnato con il suo reparto in un’azione a fuoco a Torrevelilla (Aragona) dove rimane seriamente ferito al petto da una pallottola che gli perfora il torace e che, uscendo dalla schiena, spezza la gamba ad un suo uomo; incurante della ferita ordina di non occuparsi di lui ma di proseguire il combattimento riuscendo così a fermare il nemico. Per questo eroico comportamento sul campo, di fronte al nemico, verrà decorato con Medaglia di Bronzo al Valor Militare.


Richiamato in servizio con lo scoppio della seconda guerra mondiale, viene nominato Tenente e assegnato al 243° Battaglione della 206^ Divisione di Fanteria Costiera schierata nel settore sud-orientale della Sicilia nei dintorni di Pachino, reparto che sosterrà l’impressionante urto nei giorni dello sbarco alleato del luglio 1943. Venuto a conoscenza che lo Stato Maggiore del R. Esercito aveva costituito un battaglione di Arditi, nel 1942, anche se non più giovanissimo chiede ed ottiene di farne parte. Era questo un battaglione di “commandos”, di “seals “ ante litteram da utilizzare per azioni di disturbo e di sabotaggio dietro le linee nemiche. L’Artoni viene assegnato alla specialità dei “nuotatori” e, dopo il periodo di addestramento, dislocato nell’imminenza dello sbarco alleato col suo reparto nei pressi di Acireale. 

La sera del 30 luglio 1943, con le truppe inglesi di Montgomery bloccate sul fiume Simeto dalla controffensiva delle forze italo-tedesche che sbarravano loro la strada per Catania, il Ten. Artoni e una pattuglia di arditi (la 4^ pattuglia Arditi Nuotatori) viene incaricato di effettuare una azione di intelligence e di sabotaggio dietro le linee nemiche, nella zona di Augusta, per distruggere primariamente i grandi depositi di nafta esistenti in quella base navale. 

La rocambolesca azione che gli valse la medaglia d’argento al valor militare è descritta nella dettagliata motivazione della stessa: “ Comandante di pattuglia arditi chiedeva di assolvere una pericolosa missione nelle retrovie avversarie dove risiedeva la propria famiglia pur sapendo a quali rischi sottoponeva la propria mamma. Dopo aver effettuato brillantemente lo sbarco in mezzo all’avversario riuscendo a raggiungere la località prescelta per l’occultamento e l’osservazione passando di notte, con la pattuglia inquadrata, davanti a varie sentinelle avversarie che lo lasciavano transitare perché credevano trattarsi di loro truppe. Visitato dai familiari otteneva notizie preziosissime sull’avversario e sugli obiettivi da attaccare che riusciva nella notte successiva a far brillare. Si imbarcava con la sua pattuglia su un mezzo di fortuna; costretto ad abbandonarlo per il fuoco di mortai e mitragliamento di aerei, raggiungeva dopo tre ore di nuoto la nostra costa portando in salvo tutti i componenti la pattuglia e fornendo preziose notizie sull’avversario. Mentre posava il piede a terra e stava per raggiungere le nostre linee avanzate veniva ferito suggellando con l’offerta del sangue il termine della sua missione. Esempio luminoso di audacia, perizia, coraggio, dedizione incondizionata alla Patria. Augusta, 30 luglio – 1° agosto 1943.

Per le ferite riportate nell’azione il Ten. Artoni venne ricoverato in Ospedale Militare a Messina quindi evacuato dalla Sicilia a mezzo di una Nave Ospedale e successivamente ricoverato a Savigliano (Cuneo). Nel 1950 gli viene confermata con decreto la medaglia d’argento al Valor Militare per l’epica impresa di Augusta, già proposta sul campo al rientro dalla missione.

Nominato, a titolo onorifico, Tenente Colonnello dell’Esercito nel 1992. Si spegne nel marzo 1997.

(A. Ponzio)

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PER INTERESSAMENTO DELLA DELEGAZIONE SI OFFRE AGLI INSIGNITI LA POSSIBILITÀ DI POTER CONSULTARE L'ALLEGATA PUBBLICAZIONE
BUONA LETTURA




SEGNALIAMO LA PUBBLICAZIONE DI UN'EDIZIONE SPECIALE DELLA RIVISTA OPINIONI NUOVE DEDICATE AL BICENTENARIO DI VITTORIO EMANUELE II

Il Regno di Sardegna




La solitudine del Re di Falcone Lucifero



La Cavalleria del Regno di Sardegna nel XVIII secolo


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Il Giornale del 29 Dicembre 2019
Libro su S.M.la Regina Margherita di Savoia


Successo di pubblico e tante emozioni alla presentazione del "Venditore di uova rotte" di Clemente Cipresso

Ha conseguito un significativo consenso di pubblico e critica la presentazione del nuovo libro di Clemente Cipresso, Il Venditore di uova rotte - Algra Edizione che si è svolta domenica 15 Dicembre presso  il Palazzo Duchi di Santo Stefano, sede della Fondazione “Mazzullo”, a Taormina con il patrocinio del Comune  e della Delegazione per la Sicilia degli OODD.
Tra i relatori, oltre all'Editore Alfio Grasso, Francesco Santocono, giornalista e Docente di Diritto Sanitario, Viviana Toscano Attrice della “Compagnia la carrozza degli Artisti”, Stefania Nibbi scrittrice e sceneggiatrice che ha letto stralci del libro insieme all'attrice Debora Scuderi. Fra le personalità presenti  la dott.ssa Francesca Gullotta, Assessore ai Servizi Sociali, Cultura e BB.CC., Pubblica Istruzione, Antonella di Maggio, Presidente dell'Associazione Italiana Mogli Medici (AMMI), Maria Cristina Torrisi direttore della rivista Nuove Edizioni Bohémien, lo scrittore Antonio Sozzi del circolo Letterario Pennagramma, l'artista Manuela Samperi che con il suo acquerello ha impreziosito la copertina del romanzo.








Libro su Beata Margherita di Savoia



Consegna della Rosa d'Oro della Cristianità a S.M. la Regina Elena



Copertina e giornale “Il Secolo Illustrato”
Milano 20 febbraio 1937 
XV anno dell’era fascista al costo di 50 cent 
(Franco Di Guardo collezione privata)



Copertina giornale EVA 
Numero speciale dedicato alla dinastia Sabauda
Per la nascita del Principe di Napoli
Milano 15 febbraio 1937
 


Canto augurale scritto da Giuseppe Villaroel 
In occasione della nascita di S.A.R. Il Principe di Napoli




“La domenica del corriere” 
Nella reggia di Napoli:
La presentazione si Sovrani del neonato Principe Vittorio Emanuele 
Milano 28 febbraio 1937 
XV anno dell’era fascista - costo 30 centesimi 

(Franco Di Guardo collezione privata)






Bolle Pontificie con le quali Papa Gregorio XIII istituì l'ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro attribuendone in perpetuo il Gran Magistero al Capo di Casa Savoia:
Si ringrazia l'Amm. A. Ponzio


Elogio Funebre della Beata Maria Cristina di Savoia
Collezione privata: Franco Di Guardo

Cliccare sull'immagine per leggere il documento

Rivista della Delegazione di Sicilia