Capitolo Generale 2017 degli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia
Domenica 1 ottobre gli insigniti si sono mossi per pellegrinaggio all’Abbazia di San Maurizio d’Agauno nel Vallese: fondata nel 515 d.C. da San Sigismondo, primo Re cristiano di Borgogna, sul luogo ove la tradizione aveva collocato il martirio del legionario tebano e dei suoi compagni nel 287 d.C., divenne subito luogo di pellegrinaggi e sede delle cerimonie di incoronazione dei sovrani burgundi. Nel 1032 il Vallese veniva concesso a Umberto Biancamano dall’imperatore Corrado II: con l’assunzione della dignità di abate laico tra il 1103 e il 1147 da parte di Amedeo III di Savoia si istituzionalizzarono i vincoli fra l’Abbazia e la dinastia sabauda, che spesso scelse fra gli abati ecclesiastici i suoi consiglieri. Amedeo III nel 1128, su richiesta di Sant’Ugo, vescovo di Grenoble, rinunciava al dominio diretto sull’abbazia, ordinava la restituzione di possedimenti ingiustamente alienati e la riformava sostituendo i canonici regolari a quelli secolari facendo adottare la regula di Sant’Agostino. Nel 1136 Innocenzo II pose il monastero sotto la diretta protezione della Santa Sede e nel 1245 Amedeo IV riconosceva e confermava all’Abbazia i diritti di cancelleria e notariato. Fin dai primordi l’abbazia fu destinataria di preziosi doni come il cofanetto merovingio di Teuderico (VII secolo) e l’acquamanile carolingia detta “di Carlomagno”; l’opera più importante del tesoro abbaziale è il reliquiario detto di San Maurizio, ricavato da un antependium che Umberto III di Savoia commissionò per sostituire una tabula aurea, donata al padre, Amedeo III, per finanziare la sua partecipazione alla Seconda Crociata. L’età moderna vedrà Casa Savoia perpetuare la devozione all’Abbazia con l’invio di elargizioni e di preziosi doni: ex multis l’ostensorio di Santa Apollonia e il busto di San Vittore, recanti lo scudo sabaudo, il pastorale detto di Felice V, donato da Amedeo VIII (eletto Pontefice nel 1439 con quel nome) assieme a due candelieri con incise le sue armi. Ultima testimonianza della devozione della Dinastia sarà il dono nel 1557 da parte di Emanuele Filiberto quale ex voto di una splendida statua equestre di San Maurizio: oggetto di oreficeria in argento (parte sbalzato e parte fuso) mostra il martire con l’armatura e munito di lancia su un cavallo coperto da un gualdrappa di parata. Pur sottratta l’Abbazia nel XVI secolo ai domini sabaudi, per riaffermarne la vicinanza della dinastia Vittorio Amedeo II nel 1728 concedeva agli Abati la dignità ereditaria di cavalieri dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e riceveva sotto la sua protezione il monastero. Nel 1973 Umberto II, ricorrendo il quarto centenario dell’istituzione dell’Ordine di Santi Maurizio e Lazzaro, vi celebrerà un solenne convegno degli insigniti e farà coniare per l’occasione una medaglia commemorativa. S.A.R. il Principe Vittorio Emanuele di Savoia, dopo la riforma degli Statuti dell’Ordine, ha voluto che la parte conclusiva dei Capitoli generali si svolgesse nell’Abbazia. Il solenne rito, esaltato dalla corale polifonica della Madonna del Pilone di Torino, è stato officiato dal Gran Priore, assistito da numerosi sacerdoti insigniti in abito corale: dopo il corteo dei cavalieri e delle dame degli Ordini Dinastici in abito da chiesa, il Gran Maestro con LL.AA.RR. il Principe Emanuele Filiberto, la Principessa Marina, la Principessa Maria Pia e il Principe Sergio di Yugoslavia, e il Gran Cancelliere, ha preso posto sul lato destro dell’altare maggiore, mentre gli stalli dell’antico coro venivano riservati ai componenti della Giunta, del Consiglio e ai delegati: al termine della Santa Messa il Gran Priore ha impartito la benedizione apostolica del Sommo Pontefice. Conclusasi la funzione è seguito un momento di convivialità alla presenza della Famiglia Reale, alla quale è stato rinnovato dai numerosi presenti un vivo tributo di devozione e di affetto (Francesco Atanasio).