mercoledì 27 febbraio 2019

LA SINDONE DI CALTAGIRONE


LA SINDONE DI CALTAGIRONE
Con la translazione nel 1578 della Sindone da Chambery a Torino Emanuele Filiberto di Savoia diede maggiore notorietà alla reliquia di cui crebbe nel mondo cattolico il culto e la venerazione. I Duchi di Savoia avviarono così la consuetudine di donare copie del Telo Le copie avevano quasi sempre le dimensioni della Sindone ( 4,4 m x 1,13 m) e ne rappresentavano il lato “positivo”, ossia quello che era visibile nel corso delle ostensioni: pur prive, a volte, di un valore artistico intrinseco, erano venerate come reliquie esse stesse perché, dopo una volta dipinte, venivano adagiate sull’Originale.  Ne facevano fede le dichiarazioni allegate ai documenti di accompagnamento e l’inserimento nel manufatto della dicitura extractum ex originali Taurini e la data di realizzazione o espressioni similari ( exemplar, cavato, retrato, transuptum…).


Due sono le copie della Sindone esistenti in Sicilia e conservate presso la Basilica di San Sebastiano in Acireale e presso la sacrestia della chiesa del Convento dei Cappuccini in Caltagirone. Entrambe vanno ricondotte alla figura di padre Innocenzo Marcinò: nato a Caltagirone nel 1589, sarà ordinato sacerdote nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini nell’isola dei Cavalieri nel 1613. Eletto ministro per la provincia cappuccina di Siracusa, poi per quella di Messina e infine per quella di Otranto, nel 1643 fu elevato alla dignità di Ministro generale dell’Ordine, costituito da oltre 20.000 frati dimoranti in oltre 1.400 conventi. Padre Marcinò dedicò ben sette anni per visitarli mentre assolveva l’incarico conferito da Innocenzo X di facilitare i negoziati fra Francia e Spagna in lotta da decenni.
Nel 1649 il sacerdote giungeva a Torino accolto con particolari riguardi dalla corte sabauda anche in ragione della viva affezione che in essa albergava per l’Ordine cappuccino per come segnalavano i Nunzi apostolici. L’Itinerario delle visite di padre Marcinò  parte integrante della Positio del processo di beatificazione introdotto nel 1890, registra che il 24 ottobre 1649 il cappuccino, assieme alla corte e ai vescovi piemontesi, veniva ammesso alla venerazione della Sindone esposta nella cattedrale, e che il principe Maurizio di Savoia, vista la sua grande devozione al Telo, provvedeva a donargli una copia realizzata nel 1644 e prometteva l’invio di un’altra da fargli recapitare a Roma.  La prima copia è la Sindone custodita in Acireale: il manufatto è di lino, misura 3,90 m x 96 cm, e riporta la dicitura extractum ex originali Taurini- 1644 . Padre Marcinò, esaurito il suo mandato di Ministro generale, rientrato in Sicilia, nel raggiungere Siracusa per consegnare al Vescovo alcune reliquie della Santa Patrona Lucia, si sarebbe fermato ad Acireale e avrebbe affidato la copia ricevuta al convento del suo ordine fondato nel 1574.
La Sindone di Caltagirone, ove si spense Padre Marcinò nel 1655, viene identificata nella seconda copia donata al religioso e che “ab immemorabile” è venerata presso la tomba del cappuccino nella sacrestia del Convento. La copia di seta, priva di datazione, è opera di autore diverso da quella di Acireale, da cui si differenzia per l’assenza della corona di spine, ma il cui volto è molto più simile a quello dell’Uomo sindonico, allungato e con la barba. In entrambe i segni delle bruciature dell’incendio di Chambery sono spostati verso l’esterno come a rispettare la figura centrale di cui sfiorano i gomiti.




Le “Sindoni” siciliane ci confermano ancor oggi i forti legami intessuti nel XVII secolo dal clero e dall’aristocrazia del Regno di Sicilia con i Savoia nella comune devozione alla reliquia per eccellenza della Cristianità.