lunedì 26 agosto 2019

Casa Savoia e il Nobilissimo Ordine della Giarrettiera


Casa Savoia e il Nobilissimo Ordine della Giarrettiera.


Le recenti ammissioni di S.M. Filippo VI di Spagna e di S.M. Willem-Alexander d’Olanda in uno degli Ordini equestri più antichi ed esclusivi al mondo, come quello della Giarrettiera, ci consente di aprire una finestra sui precedenti storici intercorsi tra la Real Casa di Savoia e il Nobilissimo Ordine inglese.
Se si considera il secolo che precede la sua fondazione (1349) ad opera di Edoardo III, certamente nei suoi ruoli troveremmo oggi un numero maggiore di Cavalieri appartenenti alla Real Casa di Savoia. Non sfugge, infatti, che nel XIII secolo ben tre fratelli dell’augusta Casa sabauda si trovavano ad esercitare una grande potere nell’Inghilterra dei Plantageneti, con i quali, d’altra parte, erano strettamente imparentati. Si trattava dell’Arcivescovo di Canterbury Bonifacio, in seguito salito alla gloria degli altari, di Pietro II detto il piccolo Carlomagno, investito del titolo e del potere di Cavaliere del Regno e Conte di Richmond, e del fratello Guglielmo, divenuto poi Vescovo di Valence, e precedentemente coinvolto oltremanica nell’esercizio di governo.
Di certo rientra invece nel novero il Duca Emanuele Filiberto di Savoia, l’Eroe di San Quintino, noto pure come il Testa di ferro, alla cui gloria il cugino Filippo II avrebbe voluto aggiungere un matrimonio con Elisabetta Tudor sì da assicurarsi la permanenza dell’Inghilterra nel cattolicesimo.
Il Duca, forte dei suoi successi ottenuti sul campo - a questo proposito era anche un rodato veterano di giostre e tornei – fu insignito del Cavalierato durante il breve regno di Maria I (1553 – 1558), la quale volle anche fargli dono degli Statuti dell’ illustre compagnia cavalleresca. Quindi nel novembre 1554 fu Lord Clinton, rappresentante della Corona, poi divenuto Lord Ammiraglio e Conte di Lincoln, a consegnare le insegne equestri al condottiero sabaudo. L’investitura ebbe luogo nelle Fiandre, quando Emanuele Filiberto era comandante di una parte delle armate di suo zio l’Imperatore Carlo V.[1]
Dopo un salto temporale di alcuni secoli, giunge il turno di Vittorio Emanuele II, il futuro Re d’Italia, il quale viene insignito del Cavalierato da S.M. la Regina Vittoria, mentre ancora Re di Sardegna partecipa alla Guerra di Crimea (1853-1856). L’investitura questa volta avviene durante il capitolo dell’Ordine che si tiene nel Castello di Windsor il 5 dicembre 1855.
Al riguardo una nota di colore sottolinea come << Questo monarca fu oggetto della famosa osservazione che di tutti i Cavalieri della Giarrettiera sembrasse l’unico in grado di affrontare il drago >>.[2]
A Vittorio Emanuele II succede il figlio Umberto I, che, salito al trono dopo la morte del padre nel gennaio del 1878, il 2 marzo successivo accoglie al Quirinale l’incaricato ufficiale della Regina Vittoria, il Duca di Albercorn, il quale si reca a Roma con la missione di consegnare il Cavalierato al Re. A questo proposito sono celebri alcune stampe dell’epoca che replicano la scena del Duca che tra numerosi dignitari di corte sistema l’onorificenza al Sovrano. Ma ad impetrare l’appartenenza di Umberto I al Nobilissimo Ordine ci pensa il pittore brasiliano Pedro Américo. Questi con un dipinto realizzato nel 1880, e dedicato al Sovrano d’Italia in posa nelle sontuose fogge di Cavaliere dell’Ordine della Giarrettiera, darà vita alla creazione di un’opera che battezzerà Genio della monarchia.
Poco più tardi, nel 1891, un viaggio a Edimburgo del Principe Reale Vittorio Emanuele diventa occasione per la Regina Vittoria di insignirlo della massima onorificenza equestre. Il Principe di Napoli era giunto infatti in Inghilterra per una visita all’impressionante nuovo ponte ferroviario situato a Firth of Forth.
Circa la notizia dell’ammissione nell’Ordine, gustosa risulta piuttosto l’annotazione che in una lettera privata ne fece il giovane Principe:
<< La gentile vecchia Signora mi ha preso a ben volere >>.[3]
Nel 1902, ma con Edoardo VII al trono, ad essere ammesso nel supremo Ordine inglese è invece S.A.R. il Duca Emanuele Filiberto di Savoia Aosta. A fine giugno è pertanto nominato Cavaliere ed investito dal Re a Buckingham Palace, ricevendo le Lettere Patenti il 15 luglio successivo.[4]

D. G. Truscello



Arme di Cavaliere dell'Ordine di S.M. Vittorio Emanuele II
Arme di Cavaliere dell'Ordine del Duca di Savoia Emanuele Filiberto
Arme di Cavaliere dell'Ordine di S.A.R. Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta



Investitura di S.M. Vittorio Emanuele II

Roma - Investitura di S.M. Umberto I





[1] M.A.S. Hume, Calendar of letters and State Papers Realting to English Affairs vol. III, Cambridge U.P., 2013, p. 78;
[2] https://www.rct.uk/collection/441371/garter-of-victor-emanuel-ii-king-of-italy;
[3] H. Mehrkens , F. Muller, Sons and Heirs: succession and political culture in Nineteenth Century Europe, Palgrave Macmillan, 2015, p. 167;
[4] W. A. Shaw, The Knights of England vol. I, C.F. Clearfield,  p.72;

lunedì 19 agosto 2019

Lettera di ringraziamento dell'associazione PRO TERRA SANCTA

LETTERA DI RINGRAZIAMENTO dell'ASSOCIAZIONE PRO TERRA SANCTA
per l'oblazione offerta in occasione del genetliaco di S.A.R. il Principe EMANUELE FILIBERTO di SAVOIA



domenica 18 agosto 2019

Sant'Elena

Oggi ricordiamo Sant’Elena imperatrice, madre dell’imperatore Costantino e in un certo senso madre dei santuari di Terra Santa.

Sai perché? Perché fu per sua intercessione che suo figlio costruì le prime grandi basiliche e i Santuari sui principali Luoghi Santi: il Santo Sepolcro, la Basilica dell’Eleona sul Monte degli Ulivi conosciuta anche come Chiesa del Pater Noster, Santa Sion e la Basilica della Natività a Betlemme.

A lei è attribuita l’Invenzione, ovvero il ritrovamento (dal latino inventio) della Santa Croce di Gesù a Gerusalemme, raccontata nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze. Secondo la tradizione Elena ritrovò tre croci, quella di Gesù e quella dei due ladroni. Il problema di come distinguere la Vera Croce dalle altre due, fu risolto facendo ricorso a un miracolo: con tutte e tre venne toccato il cadavere di un giovane appena morto; quando la terza croce toccò il corpo, il ragazzo tornò in vita e non si ebbero più dubbi.

In molti dei santuari di Terra Santa sono ancora visibili parti delle basiliche costantiniane e preservarli per noi significa tenere viva la memoria di vicende come questa.


La Regina Elena