giovedì 18 ottobre 2018

La madonna dei Sette Dolori sul palco del Papa

Il suo viso sofferente, rivolto verso il crocifisso la rende unica e bellissima. E’ la statua lignea di Maria Santissima dei Sette Dolori custodita nella seicentesca Chiesa dei SS Quaranta Martiri alla Guilla al Capo, scelta per stare sull’altare dove il Santo Padre celebrerà la messa. La Madonna, interamente scolpita in legno, tra le mani tiene stretto un fazzoletto di lino, indossa una veste  viola ricamata in oro e un lungo manto di velluto nero, dono della regina Elena nel 1903.
Nella icona che vede Maria, ritta ai piedi della Croce, con il cuore trafitto da sette spade, simboli dei sette momenti dolorosi che nelle sacre scritture vengono a Lei riferiti, viene ricordato e celebrato il ruolo da Lei assunto, per sempre, nella storia della Salvezza del genere umano.
La devozione a Maria Addolorata segnata dalla profezia di Simeone, dalla fuga in Egitto, dallo smarrimento di Gesù, da Gesù compianto lungo la Via Crucis, dalla Crocifissione del Figlio,  dalla sua deposizione della Croce e dalla sua sepoltura, affonda le sue origini nel medioevo. Essa fu approvata per l’Ordine dei servi di Maria, sette i padri fondatori, nel 1667.(Ing. M. Micalizzi)














MARGHERITA E ELENA DI SAVOIA A PALERMO

La devozione per la figura della Madre Addolorata del Cristo a Palermo si traduce con la presenza di moltissime confraternite con le proprie tradizioni, processioni, simulacri e quartieri di appartenenza. Sono ben 14 le processioni dell'Addolorata e dell'urna con il Cristo morto durante il venerdì santo ma tra le principali sono sicuramente degne di nota quelle svolte nel centro storico dalle confraternite dei Cocchieri, di Maria SS. Addolorata della Soledad e quella dei Cassari. Ogni simulacro della Vergine ha le sue peculiarità e i suoi colori ma tutti sono riccamente ornati di argenti e tessuti preziosi donati dalle potenti famiglie aristocratiche del tempo e anche direttamente dalle case reali, come il famosissimo manto dato in dono nel 1895 dalla Regina Margherita di Savoia che ancora oggi indossa la statua della Soledad, che è inoltre il più antico simulacro dell'Addolorata in città, custodita dall'omonima confraternita fondata direttamente dal regime spagnolo nel 1590 che importò anche la stessa statua della madonna dalla Spagna e per la quale costruì una grandiosa cappella in marmo che ancora oggi esiste nelle vicinanze del Palazzo dei Normanni. (Ing. M. Micalizzi)



domenica 7 ottobre 2018

La battaglia di Lepanto



Sono passati oltre 4 secoli dalla mattina del 7 ottobre 1571 quando la flotta della Lega Santa cattolica e quella dell’impero ottomano si scontrarono nei pressi delle isole Curzolari, più precisamente nel Golfo di Patrasso in quella che è passata alla storia come Battaglia di Lepanto.

Per entrambi i contendenti lo scontro aveva importantissimi caratteri simbolici ma soprattutto strategici e politici. Per i cristiani era l'opportunità di fermare la talassocrazia dell'impero ottomano che dopo anni di espansione aggressiva aveva conquistato le basi cristiane, più propriamente di Venezia, nel mar Ionio ed Egeo e nel 1522 l’isola di Rodi, sottraendola all’Ordine di San Giovanni. 
Nel 1565 i turchi assediarono l’isola di Malta,  divenuta la nuova sede dell’Ordine. L’assedio non sortì effetto grazie all'eroica resistenza dei Cavalieri giovanniti: la piccola flotta del Ducato di Savoia al comando di Andrea Provana di Leynì organizzò con successo una spedizione anfibia per aiutare gli assediati di Malta, che prende il nome di “piccolo soccorso”, sbarcando nell’isola truppe e rifornimenti.
La vittoriosa resistenza di Malta fu un motivo d’incoraggiamento per la riscossa cristiana, ma anche un campanello di allarme. Altri fattori resero però possibile la grande giornata di Lepanto, fra i quali, decisiva fu l'azione del domenicano Papa Pio V - canonizzato nel 1712 - che con opera energica, ostinata e paziente riuscì a coalizzare le Potenze cattoliche contro lo strapotere marittimo turco. Per opera di questo Pontefice nacque così il 20 maggio 1571 la “Lega Santa” : le forze navali degli Stati partecipanti si riunirono finalmente a Messina sotto il comando di don Giovanni d’Austria, fratello illegittimo di Filippo II di Spagna, preferito ad Emanuele Filiberto di Savoia, il cui nome era stato suggerito dal Papa.
Partecipavano alla Lega le forze navali di Spagna (comprendenti anche il Regno di Napoli, Sicilia e Sardegna), della Repubblica di Venezia,  dello Stato Pontificio, dell’Ordine di San Giovanni e del Ducato di Savoia presente con tre galere: la Capitana di Savoia al comando di Domenico Costantino e sulla quale alzava l’insegna l’Ammiraglio Andrea Provana di Leynì,  la Margarita al comando di Giovanni Battaglino e la Piemontesa comandata da Ottaviano Moretto che perì nello scontro. Secondo la tradizione la Capitana di Savoia portava a riva uno stendardo quadrato, bianco con un grande sole nel mezzo da cui si diramavano raggi di porpora e oro, al centro del sole campeggiava l’immagine della Madonna che presentava la S. Sindone sorretta dagli angeli. Lungo i lati del sacro vessillo correva la scritta “Protector noster aspice Deus et respice in faciem” (Dio nostro protettore guardaci e proteggici), tale stendardo è conservato nella Cappella del Rosario della splendida Chiesa gotica di S. Domenico in Torino. Tanti gentiluomini, il fiore della nobiltà piemontese, presero parte alla grande impresa e molti di loro vi perirono. Tra essi ricordiamo don Francesco di Savoia-Racconigi, discendente del ramo di Acaia, il conte Chiaberto Piossasco di Scalenghe, Cesare Provana di Leyni, il Cavaliere di san Vitale, il capitano Badat di Nizza e Antonio Grimaldi di Castelnuovo.
Certo la piccola flottiglia sabauda era oggettivamente ben poca cosa in una squadra composta da oltre 185 unità, ma per le doti di combattività e valore dimostrate e riconosciute agli equipaggi e al suo comandante già ai tempi del Grande Assedio di Malta fu deciso che la Capitana di Savoia  fosse posta in un settore cruciale per le sorti della battaglia: al centro dello schieramento della cosiddetta “squadra azzurra” e quindi dell’intero dispositivo che comprendeva la Reale di Spagna con Don Giovanni d’Austria con a diritta la capitana pontificia con Marcantonio Colonna, a sinistra la capitana di Venezia con Sebastiano Veniero e subito dopo la Capitana del Conte di Leynì. Essere posti tra le navi ammiraglie, a loro protezione, era grande segno di stima e considerazione delle virtù militari del Provana, anche se il compito affidatogli di supporto e protezione era apparentemente più da fido subalterno che da consocio. Anche oggi accade lo stesso in un dispositivo navale alleato dove i compiti secondari ma più difficili vengono affidati all’alleato con un contingente più piccolo ma più efficiente. Il comportamento del Provana, ancorché ferito alla testa da una archibugiata, fu abile ed audace e servì a bloccare l’assalto di una capitana turca diretta contro lo schieramento del Colonna e a rintuzzare i successivi assalti al centro dello schieramento contro le navi ammiraglie cristiane.
La giornata di Lepanto si concluse con la completa disfatta ottomana e da quel momento iniziò il lento ma inesorabile declino dell’Impero dei sultani. La Chiesa Cattolica a ricordo di quella memorabile vittoria istituì il 7 ottobre la festa del S. Rosario e la commemorazione di S. Maria della Vittoria.
La partecipazione del Provana alle imprese di Malta durante il Grande Assedio del 1565 e la bella prova data dai suoi equipaggi alla Battaglia di Lepanto segna la nascita e la crescita della Marina Sabauda, passo importante e lungimirante per uno Stato che finora aveva perseguito principalmente obiettivi continentali. L’anno dopo Lepanto con la Bolla di Papa Gregorio XIII nasceva l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e le unità navali che avevano preso parte all’epica battaglia furono messe a disposizione dei Cavalieri del neocostituito Ordine.
Le sconfitte ottomane subite a Malta e a Lepanto arginarono decisamente l’espansionismo turco nell’Europa occidentale e il merito non è tanto dei “cristiani” come genericamente si afferma ma solamente dei “cattolici”; furono unicamente le potenze degli Stati cattolici (Spagna, Austria, Venezia, Ducato di Savoia, Ordine di San Giovanni, Polonia etc) sotto la guida dei Romani Pontefici a impegnarsi affinché l’Europa intera non divenisse un protettorato del Gran Turco e le radici cristiane sopravvivessero sino a noi e ciò nell’indifferenza colpevole degli stati protestanti o peggio nell’ambigua politica dei Re di Francia.

Amm. Antonio  Ponzio

lunedì 1 ottobre 2018

Capitolo Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia - Roma: 29/30 Settembre 2018


IL CAPITOLO DEGLI ORDINI DINASTICI DELLA REAL CASA DI SAVOIA

Si è celebrato in Roma l’annuale Capitolo degli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia.
Il venerdì 28 settembre presso l’Aula Pio XI dell’Università Lateranense si è svolta l’assise plenaria dei delegati alla presenza del  Gran Maestro, S.A.R. Vittorio Emanuele, e del Presidente del Consiglio degli Ordini, S.A.R. il Principe Emanuele Filiberto di Savoia, del Gran Cancelliere, S.E. Johannes Niederhauser, Cavaliere dell’Ordine Supremo della SS.Annunziata e dei componenti della Giunta: dalle relazioni è emersa la qualità e la quantità delle attività assistenziali e culturali promosse dagli Ordini nel corso dell’anno in Italia, in Europa, negli Stati Uniti e nell’America latina: il delegato per il Piemonte, cav.gr. cr. Carlo Buffa di Perrero ha reso nota l’avvenuta concessione in comodato della basilica di San Maurizio e Lazzaro in Torino da parte della Fondazione Mauriziana.
Il 30 settembre ha avuto luogo la rimessa protocollare dei diplomi e delle decorazioni dell’Ordine al Merito di Savoia e dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro presso l’aula magna dell’Università Lateranense: preceduto dal Suo stendardo e al suono della “Marcia Reale” ha fatto il Suo ingresso il Gran Maestro, accompagnato dalle LLAARR  il Principe di Piemonte e Venezia e il Principe Sergio di Jugoslavia, dalle LLEE il Gran Cancelliere e il Gran Priore, Mons. Paolo de Nicolò,  salutato dalle  oltre 1000 persone intervenute fra insigniti e ospiti: hanno assistito alla cerimonia LLAARR la Principessa Maria Pia di Savoia e la Principessa di Piemonte e Venezia Clotilde di Savoia.
Fra i riconoscimenti concessi ha avuto particolare apprezzamento quello della “medaglia di benemerenza mauriziana in oro” all’Istituto del Nastro fra Decorati al Valor Militare per la preziosa azione disimpegnata in occasione del 100° della Grande Guerra. Al termine della rimessa, il Principe Emanuele Filiberto ha illustrato le iniziative adottate a favore di istituzioni ed enti assistenziali e religiosi e fra di essi il Poliambulatorio della Croce Rosa di Rivarolo a sostegno dei cittadini di Genova, colpiti dal crollo del ponte “Morandi”.  Nella suggestiva cornice di Palazzo Colonna si è svolta infine la serata di gala, il cui ricavato è stato destinato ad interventi nella zona di Ascoli Piceno colpita dal recente sisma.
Domenica 30 settembre nella Basilica di San Giovanni in Laterano il Gran Priore, assistito da numerosi sacerdoti insigniti in abito corale, alla presenza della Famiglia Reale, ha officiato la Santa Messa solenne, conclusasi con la benedizione impartita da S.E. Mons. Paolo De Nicolò con le reliquie del Legionario Tebeo Maurizio.  
Con il Delegato hanno preso parte al Capitolo il vice Delegato e Vicario per Palermo, gr.uff. amm. Giuseppe Siragusa, il Vicario per Messina, comm. don Andrea Di Paola, il vicario per Catania, comm. avv. Giovanni Vanadia, assieme a numerosi insigniti di Sicilia.